LA MENTE E IL SIMBOLO
E’ inutile…la mente non ce la fa a stare dietro alla vita, alle emozioni, agli stati d’animo, alla percezione e alla sua perenne mutevolezza… la mente va bene per svolgere dei compiti ben precisi: calcolare, programmare, analizzare, compiere delle scelte razionali, ma quando si tratta di mettere a fuoco qualcosa di più grande non ce la fa… ecco allora che per non vivere il panico del vuoto, del caos, e dell’ignoto la mente di una persona mediamente sana adotta uno stratagemma: all’interno della totale ambiguità delle sensazioni e delle idee, e della perenne mutevolezza delle sensazioni e delle idee, la mente “decide” che una strada è migliore dell’altra. Ed esclude tutte le altre dalla visuale. Lo amo. Punto e basta. Ecco che di fronte all’ambiguità del mio sentire (oggi lo amo, domani lo odio) la mente deciderà di negare tutto ciò che mi tiene lontano dalla mia illusione d’amore totale. Oppure al contrario. Lo odio. Punto e basta. Ecco che cancellerò dalla mia mente tutte le cose che potrebbero dis-confermare un tale sentimento e farmi vivere nell’ambiguità. O ancora lo amo. Punto e basta. E allora mi sentirò in colpa tutte le volte in cui lo amerò un po’ meno, in cui magari mi sarà totalmente indifferente.. ma allora, mi chiedo, non era vero amore? Se pensiamo che dall’altra parte accade esattamente la stessa cosa potremo allora ben comprendere come, filtrando il nostro sentire attraverso il giudizio della mente, potremo essere solo destinati a soffrire.
Pensiamo a tutte le volte in cui iniziamo una nuova relazione e la mente si sente in balìa del totale ignoto per carenza di dati. Mi cerca, mi manda l’sms del giorno dopo. Lo amo. Non mi cerca, gli ho mandato un sms e sono due ore che non risponde. Basta, mi prende in giro, lo odio. La mente soffre se sta nell’ambiguità e vuole con forza approdare ad una illusoria certezza piuttosto che ad un’altra. Spesso non facendo troppa differenza: l’importante è che non mi prenda in giro, ci diciamo! ma in realtà vogliamo solo la certezza. Che lui stia nella casella dell’amore, oppure in quella dell’indifferenza, alla fine poco importa, ciò che conta davvero è la pace della mente che scalpita inquieta. E quando siamo riusciti finalmente a inserirlo nella casellina che succede? Cerchiamo una nuova avventura, una nuova sfida per poterci sentire ancora vivi. La mente, infatti, oltre a procurarci una visione errata della realtà, oltre a farci soffrire quando non abbiamo delle certezze in cui inserire la realtà, ha anche la caratteristica di annoiarsi laddove la realtà le sembri troppo chiara.
Questi vogliono essere solo alcuni esempi in cui l’errato utilizzo della mente provoca fraintendimenti, inquietudine e noia. Ma gli esempi sono infiniti , tante quante sono le caselle che utilizziamo per incapsulare ciò che incapsualabile non è.
In questi giorni pensavo al delirio, alla follia. Il folle non è colui che è fuori di testa, ma colui che è troppo nella testa. Infatti il folle è colui che per eccellenza , per paura di perdere il controllo sulla vita, si costruisce una realtà su misura che non può e non deve per nessuna ragione essere contrastata , pena il panico assoluto e la frantumazione in mille pezzi.
In qualche misura siamo tutti un po’ folli nella misura in cui aderiamo a delle certezze e ne escludiamo delle altre, cercando di convincere l’esterno della bontà delle stesse. E arrivando a rinnegare, a mettere da parte chi non si confà a tali certezze.
E’ idea condivisa che il folle sia colui che in nome di tali certezze si fa saltare in aria, oppure arriva ad uccidere chi si discosta dalla sua visione della realtà, ma, senza arrivare a tali estremi, tutti noi tendiamo a cercare nella realtà dati e persone che confermino le nostre idee e ad escludere chi , al contrario, se ne discosta .
Quindi che fare? Utilizzando le categorie formulate dalla mente non andiamo da nessuna parte… o rischiamo di irrigidirci in una visione del mondo che porterà nei casi più estremi, per esempio, a vivere nel mondo normativo e asfissiante del disturbo ossessivo compulsivo, oppure saremo costretti ad oscillare fra visioni del mondo opposte, che ci porteranno a vivere, sempre per citare un altro caso della ‘psicopatologia’, l’inquietudine del disturbo borderline di personalità (oggi tutto nero, domani tutto bianco)..
Molto più idoneo a rappresentare la vita e l’anima dell’essere umano è invece il SIMBOLO, con tutta la sua ambiguità e mutevolezza. In altre parole dobbiamo pian piano divenire consapevoli che stiamo guardando il mondo attraverso uno strumento deformato e deformante , ma che , al di là o al di qua di questo esiste la nostra consapevolezza, la nostra osservazione non giudicante, che può vedere, senza paura, come tutto dentro di noi sia mutevole e oscillante, esattamente come la vita
Ecco che allora i simboli – invece delle certezze – possono essere testimoni più accurati delle nostre emozioni. Il simbolo ci dice che una cosa può essere tutto e il contrario di tutto, ad esempio è proprio perché amo una persona che posso averne paura e odiarla, oppure che il desiderio di un legame va di pari passo con quello della libertà e viceversa , il simbolo ci dice che ogni volta che c’è una tensione da un lato, ci sarà inevitabilmente una tensione anche dall’altro lato…e non ci “impone” una scelta..