Da un incontro sullo zen e l’arte della spontaneità
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Come posso essere più spontaneo?
La spontaneità è semplice e quindi non facile da descrivere.
È il perfetto incontro tra intenzionalità ed ispirazione. La seconda non si può produrre a comando, ma possiamo preparare il terreno.
L’esempio più scemo ma credo calzante che mi viene per capirci, è quando devi far pipì. Ecco, è un esempio che tutti possiamo capire, non è necessario essere grandi artisti o illuminati. Eppure un artista sente crescere la necessità di esprimersi simile a quando devi far pipì… Non si può più trattenere.
Tutti noi sappiamo che vi è la necessità, ma lo sforzo blocca il processo. La natura fa il suo, bisogna quindi rilassarsi e permettere. Non possiamo produrre un orgasmo con lo sforzo muscolare; Allo stesso modo non puoi essere spontaneo pensandoci.
Oggi siamo molto impegnati a voler ottenere tutto con lo sforzo. La domanda “come posso essere spontaneo” è simile a “quante volte dovrei meditare”… Dovrei? La spontaneità non ha un secondo fine, se non se stessa.
Equivale a dire a un bambino di mettersi a giocare davanti a tutti i parenti nel giorno del suo compleanno. Questo dà veramente molto fastidio ai bambini. È il problema di ogni artista, che si tratti di ballerini, musicisti, pittori eccetera, perché gli artisti si guadagnano da vivere con la loro arte. E fare una performance su richiesta, specialmente in pubblico e alla tale ora, non è qualcosa di facile da imparare.
E allora che fare?
Un certo Saburo Hasegawa si riferisce a questo espediente in termini di “incidente controllato”
Se ho un foglio davanti a me, sento l’ispirazione ma non ho idee su cosa dipingere, allora muovo il pennello ‘a caso,’ e poi guardo.
Da quello scarabocchio senza senso, inizio a costruire una figura. Con questa “tecnica” sono venuti fuori i disegni migliori, ma devo anche essere disposto a buttare via il foglio e riprovare.
Quindi devo essere disposto ad ogni conseguenza se voglio capire la spontaneità. Se temo le conseguenze, l’unica conseguenza è che mi blocco per paura delle conseguenze.
Non mi è possibile essere intenzionalmente non intenzionale o di proposito spontaneo. Non appena diviene importante per me essere spontaneo, l’intenzione di essere così si rafforza; non mi riesce di sbarazzarmene, e tuttavia è la sola cosa che si avvera da sola. È come se qualcuno mi avesse dato una medicina con l’avvertimento che non agirà sul mio organismo se, prendendola, penserò a una scimmia.
Quindi? È un vicolo cieco!
Come disse un maestro zen: “A questo punto non ti resta altro che farti una bella risata“.
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自発
Jihats