Medicina Psicosomatica_Un caso di Dispepsia Funzionale

Medicina Psicosomatica_Un caso di Dispepsia Funzionale

A volte, la repressione delle nostre emozioni, non produce sintomi psicologici come ansia, panico, depressione, fobie… ma è il corpo che si fa portavoce di un malessere che non può essere altrimenti espresso.

E’ allora che interviene lo Psicoterapeuta a Orientamento Psicosomatico, quale tramite fra il sintomo fisico e i bisogni e desideri inespressi (e inesprimibili!) del paziente.

Dopo qualche cenno sul simbolismo e sulla psicosomatica dello stomaco, presenterò un caso di Dispepsia Funzionale presentato alla conferenza su “LA SINDROME DISPEPTICA NELL’AMBULATORIO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE” – 18-09-2018 – Sesto San Giovanni (Mi)

La paziente, dopo aver consultato diversi specialisti in campo gastroenterologico, a causa di mal di pancia, gonfiore addominale, difficoltà di digestione, senso di sazietà precoce e vomito (sintomi della Dispepsia non organica, per l’appunto), mi è stato consegnata per una Psicoterapia a orientamento Psicosomatico.

Simbolismo dello Stomaco

Lo stomaco, il grande ‘alchimista’: Lo stomaco, che gli alchimisti indicavano come “il forno che brucia dentro di noi”, è quel luogo del nostro corpo in cui le sostanze provenienti dall’esterno vengono preparate a “farsi carne con noi”. Centro di trasformazione del cibo, lo stomaco, dunque, si fa carico simbolicamente di tutto ciò che è in rapporto con l’elaborazione del nutrimento. Nutrimento inteso non solo come alimenti, ma anche come incorporazione di affetti, legami, emozioni che alimentano e fanno crescere.

La morte iniziatica: Riprendendo il tema del viaggio dell’eroe, topos della letteratura e metafora della vita stessa, vediamo che questi – l’eroe – procede nella sua avventura fino a varcare una soglia, al di là della quale vi sono le tenebre, l’ignoto, il pericolo. E qual è il simbolo del luogo che fa da varco o magica soglia di passaggio ai fini di una trasformazione? L’ immagine, diffusa in tutto il mondo, è il ventre della balena o comunque di un mostro! Questo inghiottimento (vedi l’avventura biblica di Giona nello stomaco della balena e le innumerevoli varianti di questo mito come ad esempio la favola di Pinocchio) implica la più terribile prova iniziatica: quella della morte; morte iniziatica che ha l’obiettivo di far incontrare il sé o, per riprendere il concetto alchemico, di far liberare la propria essenza; o ancora, detto in altre parole, rappresenta la morte simbolica della propria parte profana per incontrare e ripristinare la propria parte sacra. Questa ‘morte iniziatica’, quindi, secondo la letteratura e la mitologia, avviene all’interno dello stomaco, il quale ha la funzione di trasformare ciò che contiene; notiamo che qui non penetra la luce, ad indicare come ogni nuovo concepimento è  preceduto da un periodo di oscurità totale.

Attività vs Passività/ Autonomia vs Dipendenza: lo stomaco è anche il luogo di incontro fra la simbologia del femminile (in quanto organo cavo, ci rimanda al contenitore, al vaso, alla caverna, alla grotta) e al contempo del maschile (ciò che avviene nello stomaco è opera, fondamentalmente, dell’acido cloridrico che, simbolicamente, rappresenta il fuoco che purifica, un maschile che aggredisce e trasforma).

 

Il caso di S.A. , se mi ribello perdo tutto.

Questa simbologia si ritrova in molte caratteristiche della paziente. Ella si presenta agli appuntamenti con un atteggiamento molto passivo e dimesso, e arriva accompagnata dal marito, che al contrario, sembra essere una persona piuttosto aggressiva (mi sono rimaste impresse fin da subito le loro differenti strette di mano!). Pur essendo una ragazza molto bella, ha un abbigliamento decisamente mite, certamente curato, ma poco femminile.

Durante i colloqui emerge sempre di più la grande inibizione della paziente e in particolare la repressione di quei sentimenti che le fanno immaginare di poter perdere l’oggetto amato (la rabbia in primis). La conseguenza è l’ingestione di parecchi “bocconi amari”. Spesso infatti, i pazienti con disturbi gastrointestinali, presentano personalità cosiddette orali e dipendenti. Il conflitto espresso dalla patologia funzionale, infatti, si posiziona proprio sull’asse autonomia – dipendenza (Franz Alexander – 1950). L’ipotesi della presenza di conflitti specifici in pazienti psicosomatici è stata indagata nel 1993 da Plaatz et al. , con il risultato che il conflitto dipendenza-indipendenza può essere considerato tipico nell’80% dei casi, anche se non specifico, perché poteva ritrovarsi anche in altri sottogruppi. Appare più saggio parlare di “conflitti tipici”, più che “specifici”, accanto al fattore “vulnerabilità d’organo” già menzionato dallo stesso Alexander.

La paziente reprimeva la sua parte narcisistico – indipendente a favore di una passività e compiacimento che vorrebbero legare a sé le figure di riferimento. Ella, con il suo atteggiamento passivo, richiedeva continuamente attenzioni e nutrimento, pur rimanendo eternamente insoddisfatta: il marito e i genitori erano incapaci di comprendere e soddisfare i suoi bisogni reali, ma la paziente, al contempo, non era in grado di riconoscerlo nemmeno a sé stessa per il timore inconscio di essere abbandonata. Ecco che, secondo un’ipotesi psicosomatica, ella tratteneva dentro di sé l’aria che normalmente ingeriamo insieme al cibo, con conseguente dolore, gonfiore addominale, ripienezza e senso di sazietà precoce. L’aria che la paziente tratteneva e non faceva fuoriuscire, rappresenterebbe quel ‘finto nutrimento’ che servirebbe a riempire un vuoto (di affetti realmente nutrienti) e, al contempo, farsi vedere sazi così da compiacere ancora una volta coloro dai quali si crede di dipendere.

Se dapprima la paziente non osava nemmeno ammettere a sé stessa quelle che erano le sue reali esigenze, in seguito, durante i colloqui, ella trova il coraggio di dire a parole ciò di cui ha bisogno, ciò che le manca e ciò che invece non fa per  lei : “Abbiamo preso un gatto che però continua a graffiarmi, anche lui sa che non mi ribello e ne approfitta. Con mio marito non lo fa. Invidio molto le sue unghie”. Emerge, altresì, un lato trasgressivo che aveva quasi “dimenticato”, ma che era presente prima del matrimonio, avvenuto qualche anno prima quasi in concomitanza con l’insorgere dei sintomi: “mi piaceva andare a ballare con le amiche, farmi vedere sexy ed essere guardata, adesso rimaniamo spesso a casa, è un prezzo che vale la pena pagare per una maggiore stabilità?

Oltre ai colloqui, durante le sedute, abbiamo fatto degli esercizi respiratori che potessero aiutare a distendere la muscolatura addominale contratta nella zona diaframmatica, cosa che accade – senza che ce ne rendiamo conto – quando anziché respirare profondamente, di pancia, ci tratteniamo, così come facciamo con le nostre emozioni ‘viscerali’, rallentando di conseguenza la digestione con i classici sintomi della dispepsia.  

Interrompiamo la terapia dopo circa 10 – 12 sedute – il marito non la può più accompagnare e lei non sa come raggiungermi dal momento che dista di circa un’ora di macchina dal mio studio – con risultati parzialmente soddisfacenti. Il mal di stomaco non è più così violento e invalidante, ma ‘sopportabile’, la respirazione è migliorata ed è notevolmente diminuito il vomito (che si assumeva tutto l’onere di esprimere il rifiuto e la volontà di fuga che non si permetteva a livello cosciente).

La cosa straordinaria avviene però dopo 3 anni e mezzo con la nascita del figlio. Sembra che tale evento abbiamo completamente slatentizzato l’aggressività della paziente. Lo stomaco, ha potuto lasciar andare tutto ciò che “tratteneva” e “costringeva” dentro di sé e così ha smesso di fare male. L’aggressività della paziente si esprime sia verbalmente che fisicamente, in maniera piuttosto violenta e incontrollabile. E’ infatti questa volta il marito a chiamarmi per chiedere di ricevermi, perché sua moglie si è “trasformata” completamente.. ma questa è un’altra storia!

Non ho potuto fare a meno di ripensare, in qualche modo, al ventre della balena e ai vari processi di trasformazione che vi avvengono …