COME UN RAGNO CON LA FARFALLA

Ci costruiamo una mappa nella mente, una mappa fatta di concetti e sensazioni note, sensazioni che alla fine sono anch’esse riconducibili a pensieri. Dopodiché non facciamo altro che ricercare nella realtà esterna continue conferme a tali pensieri. Perché? Perché così abbiamo la sensazione di avere un controllo, o ancora meglio abbiamo la sensazione di esistere!

E una volta che si è creato un pensiero, e abbiamo trovato elementi che lo possano confermare nella realtà, esso è difficile da mandare via. Più trova conferme – e le trova sempre perché la realtà contiene tutto – più sarà difficile da mandare via.

Il pensiero “acquisito” è un qualcosa in più attraverso cui la nostra mente può esistere.

E tutto ciò che sta al di fuori di questa restrittissima mappa di pensieri lo terremo invece lontano, lo escluderemo dalla coscienza, perché metterebbe in serio pericolo la nostra mappa arbitraria… e la nostra illusoria esistenza!

Ora il problema è che abbiamo imparato a relazionarci con la realtà esclusivamente con i pensieri e con le etichette.

Qualcuno si illude di essere illuminato o sapiente solo perché ha una collezione di pensieri e concetti più numerosa di un altro. Ma il senso non cambia: il rapporto con la realtà è, per così dire, filtrato da questi pensieri e concetti. Abbiamo paura di toccare la realtà “a mani nude”: senza queste idee che costituiscono le mie certezze come posso muovermi in qualcosa di altrimenti ignoto? Cosa rimane di me senza di loro?

Ecco che la mente, tutte le menti, anche le più eccelse e illuminate, possono costituire tanto un fantastico strumento di esplorazione quanto una vera e propria gabbia per bloccare l’esplorazione.

Ma al di là di tutti questi piccoli contenitori esiste un grande contenuto sempre a nostra disposizione, un qualcosa che sta fuori dai contenitori e con cui possiamo entrare in contatto in ogni momento. Il punto è che il contatto non potrà mai avvenire tramite la mente bensì attraverso qualcos’altro che invece di catalogare, e separare vive la realtà che si presenta in quel momento privo di filtri.

Ogni volta che usiamo la mente per rapportarci alla realtà ci bruciamo questa possibilità.

Se ci pensiamo bene lo stesso accade con le persone: le rinchiudiamo dentro le nostre mappe e loro si fanno rinchiudere perché facciamo tutti così con noi stessi e con gli altri. Prima di incontrare la persona, incontriamo la sua etichetta..

L’ignoto ci terrorizza, peccato che poi le persone che ci attraggono di più sono proprio quelle che non riusciamo a “mappare” perché costituiscono un affascinante invito ad uscire dalla nostra mente… mentre quelle “mappiamo” o crediamo di “mappare” con più facilità, ormai le abbiamo già catturate come farebbe un ragno con la sua  farfalla e quindi non ci interessano più….

 

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